Con quale gioia e felicità ti rivedo / Sirmione gioiello delle penisole e delle isole, / fra tutte quelle che il duplice Nettuno accoglie / nei chiari laghi e nei vasti mari!». Inizia così la celebre lirica che Catullo dedica a Sirmione, quasi incredulo di poter rivedere il suo luogo del cuore dopo il periodo trascorso in Bitinia (oggi regione turca affacciata sul mar Nero). Il piacere del ritorno è così forte che Sirmione, protesa sul lago di Garda, diventa per il poeta latino la più bella di tutte le penisole e isole del mondo, di tutte le sporgenze di terra circondate dall’acqua. E signora delle acque Sirmione lo è ancora, con la fortezza scaligera a guardia dell’unico punto d’accesso al centro storico, oltre il quale si allunga la striscia di terra che penetra nel Garda e si conclude – sulla punta della penisola – con le rovine di una delle più imponenti ville romane dell’Italia del Nord, costruita a cavallo tra I secolo a.C. e I secolo d.C. La dimora è nota come Grotte di Catullo perché ai visitatori del Rinascimento le stanze vuote, con i tetti crollati, sembravano cavità naturali. La scoperta della fonte Boiola nel 1889 ha dato avvio alla storia termale di Sirmione, la cui acqua, classificata come sulfurea salsobromoiodica, sgorga a una temperatura di 69 gradi. Superato lo stabilimento termale, un viale di rosmarino fiorito porta alle Grotte di Catullo costeggiando giardini di ulivi. Lungo il percorso si trova, dipinta di giallo, Villa Meneghini Callas, dove negli anni Cinquanta abitò Maria Callas, sposata con l’imprenditore Meneghini. All’indimenticabile cantante lirica è intitolato anche un palazzo di fine Settecento posto nella centrale piazza Carducci, di proprietà comunale, sede di mostre ed eventi. E c’è inoltre, accanto a un palazzo ricoperto di buganvillee, un ristorante, la Tavernetta Maria Callas, dove tra pareti tappezzate di foto della grande soprano e un sottofondo musicale con le sue arie d’opera, si fa esperienza di cucina del territorio: varietà di pesce di lago, tagliolini con luccio alla gardesana, coregone (in versione croccante con salsa di quinoa e cavolo nero), casoncelli alla bresciana, bigoli al torchio con sarde di lago. Appena oltre la monumentale porta d’ingresso, si nota la chiesetta tardo quattrocentesca di Sant’Anna, dove andavano a pregare i soldati della guarnigione veneta che vigilava sul castello. A questo si accede attraverso li rivelino che dà sulla piazza. Circondata dalle acque del lago, la fortezza scaligera è difesa da tre torri e dal maschio, alto 74 metri. A est del castello si trova la darsena fortificata per il rifugio della flotta, restaurata nel 2019. Da vedere anche la chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore edificata nello stile del Quattrocento padano. Il problema di Sirmione oggi è il sovraffollamento, il rischio che un posto così bello si trasformi in un oggetto di consumo e assomigli sempre più a un centro commerciale. La sfida dei residenti, supportata dall’amministrazione comunale, è per un turismo di qualità, con riduzione dei flussi delle auto e delle persone. Qualità, come la voce della Callas.